Buon sangue non mente e il tycoon di Centovetrine nelle vene stipa cinismo e spietato senso della sopraffazione. Diversi sono i lati del suo carattere che a più riprese, uscendo di scena e riapparendovi miracolosamente all’improvviso, ci ha mostrato da quando nel gennaio del 2001 è iniziata la sua accattivante storyline: ovviamente stiamo parlando dello spietato Ettore Ferri, il cui volto è da sempre quello dell’attore Roberto Alpi.
Una natura latente e mai del tutto sopita quella di cattivo, per chi come il vecchio Ferri a volte si diletta a mostrarsi buono, ma poco convince. Anche dopo averla scampata, dopo aver rischiato di lasciarci la pelle, il redivivo torna alla carica più agguerrito di prima. Anche quando sembra languire, il personaggio dalle mille battaglie vinte a spargimenti di sangue sorprende tutti con l’ennesimo asso nella manica, da vero mago di trappole da tendere ed imperi economici da difendere. La proverbiale capacità di colui che ha fondato con i soldi della prima moglie sedotta e tristemente abbandonata il centro commerciale che da i natali alla trama di ben 10 anni (ma soprattutto al gruppo finanziario che porta il nome di famiglia), imperterrita abbindola gli avversari con lo stesso sguardo gelido. Capace di battute sprezzanti e di incenerire con la sola forza dei perversi pensieri, si insinua nelle incertezze dei suoi rivali facendone complici alleati o innamorate amanti da tradire alla prima ghiotta possibilità. Macchinazioni diaboliche escogitate con lucidità, alle quali seguono periodi di incomprensibile -seppur breve- redenzione: che l’educazione al convento e gli insegnamenti dei frati sul peso scomodo di una coscienza non proprio limpida siano valsi a qualcosa?
A poca cosa, purtroppo. Perché i momenti di calma preannunciano sempre nuove tempeste. Lo abbiamo visto con Carol (Marianna De Micheli), quando si è pentito amaramente di aver ceduto all’amore che nutriva nei suoi confronti e si è vendicato restituendole il torto subito (alias tradimento) con tanto di interessi, finendo per distruggerle la prole. Ed è solo un esempio, perché il magnate non resiste a lungo a sentimentalismo e riappacificazioni disinteressate, sempre in bilico com’è tra bene e male, sempre stuzzicato dall’escogitare piani a danno di chi gli abbia soffiato di sotto il naso poltrone e affascinanti compagne, per quella tensione morale che da anni contraddistingue il suo personaggio. Quando vuole capace pure di umanità, è stato anche padre, amico spesso per convenienza e amante soprattutto per passione. Lontani i tempi del pensionamento, però, pare averne architettata un’altra delle sue: stando alle ultime puntate, sembra abbia in serbo riesumazioni di passati scomodi per conti in sospeso da sanare e nuove avvincenti lotte all’ultima presidenza.